domenica 27 gennaio 2013

Per non dimenticare: Ivan della Mea - Lettera a Chaim


Lettera a Chaim

Se il cielo fosse bianco di carta
e tutti i mari neri d'inchiostro
non saprei dire a voi, miei cari,
quanta tristezza ho in fondo al cuore,
qual e il pianto, qual è il dolore
intorno a me.

Si sveglia l'alba nel livore
di noi sparsi per la foresta,
a tagliar legna seminudi,
coi piedi torti e sanguinanti;
ci hanno preso scarpe e mantelli,
dormiamo in terra.

Quasi ogni notte, come un rito,
ci danno la sveglia a bastonate;
Franz ride e lancia una carota
e noi, come larve affamate,
ci si contende unghie e denti
l'ultima foglia.

Due ragazzi sono fuggiti:
ci han raccolti in un quadrato,
uno su cinque han fucilato,
ma anche se io non ero un quinto
non ha domani questo campo...
ed io non vivo.

Questo è l'addio
a tutti voi, genitori cari,
fratelli e amici,
vi saluto e piango.

Chaìm.

venerdì 25 gennaio 2013

Julius Schäffer il micologo ucciso dai funghi - Sindrome paxillica



Paxillus involutus (Batsch) Fr.

Nella storia della micologia, il caso di cui ci occupiamo in queste righe, è il solo conosciuto di morte di un micologo per avvelenamento da funghi.

Julius Schäffer (3 giugno 1882 Markgröningen - 21 ottobre 1944 Weilheim in Oberbayern) insegnante e micologo tedesco.
Insegnò chimica, biologia e matematica. Come micologo si è occupato dello studio degli Agaricales e in particolare delle specie dei  generi Cortinarius e Russula. Di lui ci rimangono: una monografia sul genere Russula, i suoi lavori, pubblicati postumi dalla moglie Liesel con l'aiuto di altri micologi per la serie di pubblicazioni “Die Pilze Mitteleuropas” e la ancora oggi utilizzata reazione Schäffer per identificare alcune specie fungine.
Nell’autunno del 1944, in piena guerra, con la mancanza di generi alimentari, i funghi erano ricercatissimi. 
Schäffer e la moglie impegnati in un seminario didattico a Weilheim in Alta Baviera con un gruppo di studenti, durante un’escursione micologica raccolsero una grande quantità di funghi della specie Paxillus involutus che a quel tempo era considerato un fungo buon commestibile. Schäffer, che aveva negli anni sviluppato una certa avversione per l'uso alimentare dei funghi, in quell’occasione preso dai morsi della fame, chiese alla moglie di preparare i miceti per mangiarli con lei a pranzo. Nel pomeriggio,  il micologo si sentì male: vomito, diarrea e febbre, i sintomi di un avvelenamento da funghi.


Purtroppo una serie di circostanze sfavorevoli causate dalla guerra, determinarono ritardi nelle terapie necessarie all’intossicato che risultarono fatali: gli approvvigionamenti dei medicinali con le strade poco percorribili a causa dei bombardamenti erano scarsi perciò nella farmacia del medico di Weilheim  mancavano i materiali occorrenti per una lavanda gastrica. Sempre a causa dei bombardamenti  che avevano distrutto le linee telefoniche non si poteva comunicare con l’ospedale della zona  e a causa della mancanza della benzina Schäffer ha potuto essere ricoverato solo  dopo due giorni. Questi ritardi nell’adottare le terapie necessarie, determinarono l’inutilità delle cure. Schäffer morì dopo diciassette giorni di sofferenza, il 21 Ottobre 1944.

 Paxillus involutus (Batsch) Fr.

Sindrome paxillica (o citotossica allergica)

Non si tratta di un vero e proprio micetismo, ma di una grave malattia immunitaria (o allergica) che non colpisce perciò tutte le persone, ma solo alcuni singoli individui che si erano sensibilizzati in precedenza verso uno specifico antigene proteico parzialmente termolabile (forse un difenilciclopentenone chiamato Involutina) presente nel fungo Paxillus involutus (gruppo) e Paxillus rubicundulus (= P. filamentosus) (sarebbero segnalati isolati casi anche con il consumo ripetuto di altre specie fungine quali il Suillus luteus e Boletus luridus).


Poiché le specie responsabili sono considerate commestibili, anche se a commestibilità condizionata ad un tempo di cottura prolungato per la presenza dell’Involutina che è parzialmente termolabile, molti raccoglitori ne smentiscono la pericolosità perseverando nella loro raccolta e consumo. Ciò li espone a gravi rischi non solo per se stessi, ma anche per gli altri eventuali commensali, in quanto l’accumulo della sostanza velenosa non totalmente degradata dalla cottura (soprattutto se in pasti abbondanti e ravvicinati) sarebbe alla base della stimolazione immunitaria.
 Paxillus involutus (Batsch) Fr.



Si tratta in ogni caso di un’eventualità molto rara anche se sono stati segnalati numerosi episodi negli ultimi vent’anni, talora con esito mortale.Generalmente la sindrome paxillica compare in persone abituate da tempo a mangiare questo fungo (in Polonia, ad esempio, la raccolta di questo fungo è molto diffusa e popolare) e che avevano precedentemente già osservato alcuni fenomeni di intolleranza (così come avviene in tutte le allergie e/o intolleranze alimentari, esse non compaiono improvvisamente, ma iniziano un po’ alla volta fino ad assumere un elevato grado di gravità. Perciò chi è intollerante o allergico ad un alimento, fungo compreso, già lo sapeva, ma aveva ugualmente deciso di consumarlo!).

Dopo alcune ingestioni in una persona sensibile, l'antigene contenuto nel fungo provoca la formazione di speciali anticorpi, così che i globuli rossi di questo paziente risultano "sensibilizzati" verso tale sostanza. L’eventuale nuova ingestione della stessa specie fungina scatena immediatamente una reazione allergica (ed in questo caso la reazione antigene-anticorpo avviene sulla membrana dei globuli rossi!) con possibili gravi conseguenze.

Dopo un periodo di latenza che oscilla da uno a due ore (secondo altri Autori 3-9 ore), e solo quando consumati poco cotti, possono comparire i tipici sintomi di una “Sindrome emolisinica”(cioè da tossine termolabili con sintomi a carico dell’apparato gastroenterico) malessere, vomito, diarrea, dolori addominali (questa fase della sintomatologia non compare se i funghi responsabili sono stati a lungo cotti!); successivamente (fino ad alcuni giorni!) e solo nei soggetti precedentemente sensibilizzati, compaiono ittero emolitico, emoglobinuria e successivamente marcata riduzione della diuresi (oliguria-anuria), collasso cardiocircolatorio, insufficienza renale acuta e stato di shock. Si tratta di una classica e grave forma di anemia emolitica autoimmune (AEA) la cui prognosi può anche essere infausta poiché anche un adeguato trattamento medico non risulta sempre essere efficace. Esso comprende lavanda gastrica e somministrazione di carbone vegetale più una terapia di supporto a base di cortisonici, antistaminici e una attenta idratazione del soggetto intossicato; in caso di anemia emolitica può essere necessaria la somministrazione di sostituti plasmatici (trasfusioni di sangue).

 (dal forum di A.M.I.N.T. Associazione Micologica Italiana Naturalistica Telematica - Micotossicologia - Intossicazioni Da Funghi) 


http://www.funghiitaliani.it 





martedì 15 gennaio 2013

Fàulas


C’è una branca, se così si può dire, dell’attività letteraria dei poeti improvvisatori sardi poco conosciuta al pubblico degli appassionati che ha destato anche la mia curiosità portandomi a fare delle ricerche e a porre delle domande a estimatori e studiosi. Parlo del puro divertimento di alcuni poeti improvvisatori in limba, che mettevano in rima le panzane più assurde sfidandosi a chi le raccontava più grosse. Il problema è che essendo i protagonisti appunto poeti improvvisatori, delle cose che improvvisavano, gli appassionati preferivano tramandare memorabili “gare poetiche” tenute nei palchi delle feste in piazza di mezza Sardegna o sfide su temi specifici che colpivano gli ascoltatori, in tali contese si tendeva a giudicare non solo la preparazione dialettica e la capacità di sintetizzare i concetti in rima ma anche la preparazione storica, filosofica o religiosa dei contendenti sul palco. Molto meno tramandate sono appunto, le faulas, le bugie grossolane in rima ed è un peccato perché da quel poco che sono riuscito a documentare, i risultati di tali elaborazioni sono davvero molto belli da leggere e devono essere stati eccezionali da sentire durante le improvvisazioni.
Tra le poche cose che sono riuscito a ritrovare, sicuramente meritano di essere lette le due “fàulas” che pubblico di seguito, tra l’altro i due autori sono tra i più famosi improvvisatori che hanno calcato i palchi dell’isola nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale.


 Remundu Piras

Raimondo Piras (Villanova Monteleone 1905 – 1978) poeta italiano in limba sarda.

Su cane nieddu

Deo appo idu unu cane nieddu
mannu cantu su monte 'e Idda Noa
che Monte Doglia giughiat su chelveddu
e finzas a Poltu Turres fit sa coa
sa conca che feriat in Casteddu
ei sos pilos che serpente boa
e cando appeddaiat in Italia
sintendiat in totta s'Australia



Traduzione:
Il cane nero

Io ho visto un cane nero
grande quanto il monte di Villa Nova (1)
come Monte Doglia (2) aveva il cervello
e fino a Porto Torres arrivava la coda
la testa arrivava fino a Cagliari
e i peli come un serpente boa
e quando abbaiava in Italia
si sentiva in tutta l’Australia.
(1) Villanova Monteleone (Comune della provincia di Sassari – confina con Alghero)
(2) Monticello alto 437 metri in territorio di Alghero

Barore Tucone
Salvatore Tucconi (Buddusò 1885 – 1969) poeta italiano in limba sarda.

Sa pipa

A unu piscadore in Maddalena
sa pippa intro 'e mare chest falada
s'annu infatu a piscadu una balena
mi intro e colpus biche l' hat acciappada.
Abbaidat sa pippa e fit piena
fit che cando l'aiat garrigada
si la ponet in bucca cun lestresa
tirat sa pippa e fit ancora azzesa

Traduzione:
La pipa

Ad un pescatore a la Maddalena
è caduta la pipa in mare
dopo un anno ha pescato una balena
guarda, dentro il suo corpo l’ha trovata.
Controlla la pipa ed era piena
come quando l’aveva caricata
se la mette in bocca velocemente
fa un tiro e la pipa era ancora accesa.

martedì 8 gennaio 2013

Alfonsina y el mar







Alfonsina y el mar - Omar  López Garcia - Olio su tela



Scrivendo di “Alfonsina y el mar” voglio scrivere di quattro persone che hanno avuto a che fare con questa canzone . Quattro persone speciali che hanno vissuto gran parte della loro esistenza in Argentina, un paese da noi geograficamente lontano, abbastanza vicino per molti altri aspetti. Un paese che ha sviluppato una sua cultura aggregando elementi provenienti dai nativi argentini a quelli provenienti dall’emigrazione europea di cui quella italiana è stata la principale. Musicalmente, in Argentina hanno lavorato personaggi come Astor Piazzolla e Atahualpa Yupanqui  esportando nel mondo  Tango e Milonga. Una cultura, purtroppo da noi poco conosciuta, dominati come siamo stati, dagli anni del dopo guerra in poi, dagli elementi culturali e sub-culturali “americani” intesi come USA.  
Alfonsina y el  mar è un zamba (*)composto dagli argentini Ariel Ramirez e Felix Luna, pubblicata per  la prima volta nell’ album di Mercedes Sosa "Donne argentine" del 1969. La canzone è un omaggio alla poetessa  Alfonsina Storni, che si è suicidata nel 1938 a Mar del Plata, saltando in acqua da una scogliera. Secondo la canzone, invece immergendosi  lentamente nel mare.
Questo collegamento ha portato ad una voce diffusa ma erronea, secondo la quale le parole della canzone erano  in origine l’ultima lettera della poetessa, musicata poi dagli autori della zamba.

Anche se Ariel Ramírez non conobbe direttamente la poetessa, Alfonsina Storni, era stata alunna del padre di Ariel, Zenon Ramirez, che trasmise a suo figlio il  dramma della Storni impressionato dal suo ricordo e dalle poesie della  Storni, che le fece leggere Felix  Luna. Della canzone, Ramirez  ha scritto prima la musica e poi Luna scrisse le parole.

La canzone è molto popolare in tutto il mondo di lingua spagnola, ed è stata interpretata da moltissimi cantanti famosi, tra i quali la cantante israeliana Yarkoni Jaffa,  la  norvegese Ane Brun,  gli italiani Franco Simone, Eugenio Bennato e Antonella Ruggiero, la greca Nana Mouskouri  i tenori Alfredo Kraus,  José Carreras, Placido Domingo.  I cantanti Miguel Bosé, Shakira, Inti Illimani Histórico, Vicente Fernandez, Maria Jimenez, Pedro Guerra, e decine di altri.






Alfonsina y el mar

Por la blanda arena que lame el mar
su pequeña huella no vuelve más
y un sendero solo de pena y silencio llegó
hasta el agua profunda
y un sendero solo de penas mudas llegó
hasta la espuma.

Sabe Dios que angustia te acompañó
qué dolores viejos calló tu voz
para recostarte arrullada en el canto
de las caracolas marinas
la canción que canta en el fondo oscuro del mar
la caracola.

Te vas Alfonsina con tu soledad
¿qué poemas nuevos fuiste a buscar?
Y una voz antigua de viento y de sal
te requiebra el alma
y la está llevando
y te vas, hacia allá como en sueños,
dormida Alfonsina, vestida de mar.

Cinco sirenitas te llevarán
por caminos de algas y de coral
y fosforecentes caballos marinos harán
una ronda a tu lado.
Y los habitantes del agua van a jugar
pronto a tu lado.

Bájame la lámpara un poco más
déjame que duerma, nodriza en paz
y si llama él no le digas que estoy,
dile que Alfonsina no vuelve.
y si llama él no le digas nunca que estoy,
di que me he ido.

Te vas Alfonsina con tu soledad
¿qué poemas nuevos fuiste a buscar?
Y una voz antigua de viento y de sal
te requiebra el alma
y la está llevando
y te vas, hacia allá como en sueños,
dormida Alfonsina, vestida de mar.
 

Alfonsina e il mare

Per la soffice sabbia lambita dal mare
la sua piccola impronta non torna mai
e un sentiero solo di pena e silenzio seguì
sino all'acqua profonda
e un sentiero solo di pene mute seguì
sino alla spuma.

Sa Dio che angustia ti accompagnò
che antichi dolori zittirono la tua voce
per addormentarti avvolta dal canto
delle conchiglie marine
la canzone che canta nel fondo oscuro del mare
la conchiglia.

Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
quali poesie nuove sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di sale
ti conquista l'anima
e la porta via
e tu vai fino là, come in sogno
dormiente Alfonsina, vestita di mare.

Cinque sirene ti condurranno
per cammini di alghe e di coralli
e fosforescenti cavallucci marini faranno
la ronda al tuo fianco.
E gli abitanti dell'acqua verranno a giocare
subito al tuo lato.

Abbassami la luce un po' di più
Lascia che io dorma, nutrice in pace,
e se lui chiama non dirgli che ci sono,
digli che Alfonsina non torna,
e se lui chiama non dirgli mai che ci sono,
digli che me ne sono andata.

Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
quali poesie nuove sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di sale
ti conquista l'anima
e la porta via
e tu vai fino là, come in sogno
dormiente Alfonsina, vestita di mare
.


Alfonsina Storni






Alfonsina Storni Martignoni (Sala Capriasca Canton Ticino Svizzera 29 Maggio 1892 - Mar del Plata Argentina 25 Ottobre 1938) poetessa, drammaturga e giornalista argentina, esponente del postmodernismo.




Figlia di un produttore di birra, Alfonsina nacque nel Canton Ticino, dove apprese la lingua italiana prima di trasferirsi con la famiglia in Argentina, quando aveva  quattro anni.
In Argentina, a Rosario i genitori di Alfonsina aprirono una trattoria che purtroppo non consentì alla famiglia di fare grandi affari. Alfonsina iniziò così a  lavorare fin da giovanissima come lavapiatti, cameriera, cucitrice e operaia. Nel l 1907 iniziò la sua esperienza come attrice in una compagnia di teatro  girando tutta l’Argentina con le rappresentazioni di opere di Henrik IbsenBenito Pérez Galdós e Florencio Sánchez, conoscendo così il teatro classico e contemporaneo. Alcuni anni dopo, conseguito il diploma di insegnante, ottenne un posto di maestra rurale e contemporaneamente iniziò a collaborare con diverse riviste letterarie nelle quali pubblicò le sue prime poesie.
Nel 1911, si trasferì a Buenos Aires dove l'anno successivo, nel 1912, mise al mondo il figlio Alessandro, senza essere sposata e senza rivelare il nome del padre naturale del bambino. La condizione di ragazza-madre, il desiderio di proteggere l'intimità dei propri affetti, la necessità di affrontare da sola i problemi della vita, determinarono in lei un atteggiamento di aperta sfida e contrapposizione ai pregiudizi sociali e alla morale vigente. A Buenos Aires iniziò a collaborare alla rivista letteraria Caras y Caretas (Volti e maschere). La sua prima raccolta di poesie in volume (La inquietud del rosal) apparve nel 1916. Il suo secondo volume, El dulce daño,  nel 1918. A partire dal 1920 iniziarono le sue visite a Montevideo dove, nel 1922, conobbe il poeta uruguayano Horacio Quiroga con il quale stabilì un'amicizia profonda e duratura che l'accompagnò fino alla morte. Con il volume Languidez, uscito proprio nel 1920, ottenne i primi importanti riconoscimenti a livello nazionale.
Nel 1923 assunse l'incarico di insegnante di letteratura presso la Escuela Normal de Lenguas Vivas. Nello stesso periodo fu parte attiva nella organizzazione delle biblioteche popolari socialiste di Buenos Aires e lavorò come giornalista sotto lopseudonimo di Tao Lao.
Il successo di pubblico e l'attenzione dei colleghi scrittori come anche della critica internazionale, provocarono in lei un crescente disagio interiore che sfociò in una forma di nevrosi sempre più radicata. Fu così che lasciò l'insegnamento e si dedicò ai viaggi. Negli anni trenta si recò in Europa dove entrò in contatto con numerosi intellettuali. Questa esperienza europea ebbe grande importanza per l'evoluzione del suo stile poetico. Studiò e conobbe BorgesPirandelloMarinetti e García Lorca.
Come un terribile presagio, nella sua poesia si affiancarono sempre, fino a confondersi tra loro, i temi del mare e della morte: Frente al mar (1919), Un cementerio que mira al mar (1920), Alta mar (1934).
Nel 1935 si manifestarono i sintomi di un tumore che la costrinse a sottoporsi a un difficile intervento chirurgico. Dopo un apparente miglioramento il male si ripresentò in tutta la sua aggressività e la fragile personalità di Alfonsina reagì con la scelta di un suicidio freddamente programmato e messo in atto quasi come in una scena teatrale.
Molti i racconti sulle sue ultime ore di vita: si dice che Alfonsina, giunta in solitudine in un piccolo albergo di Mar del Plata, abbia composto la poesia Voy a Dormir, che effettivamente inviò al giornale La Nacion e il giorno successivo si uccise gettandosi in mare. 


La sua ultima poesia:



Voy a Dormir

Dientes de flores, cofia de rocío,
manos de hierbas, tú, nodriza fina,
tenme prestas las sábanas terrosas
y el edredón de musgos escardados.

Voy a dormir, nodriza mía, acuéstame.
Ponme una lámpara a la cabecera;
una constelación; la que te guste;
todas son buenas; bájala un poquito.


Déjame sola: oyes romper los brotes... 
te acuna un pie celeste desde arriba
y un pájaro te traza unos compases


para que olvides... Gracias. Ah, un encargo:
si él llama nuevamente por teléfono
le dices que no insista, que he salido...



Vado a Dormire

Denti di fiori, culla di rugiada
mani di erbe, e tu, fine nutrice,
tieni pronte lenzuola della terra
e il copriletto dei muschi.

Vado a dormire, nutrice mia, portami a letto,
Mettimi una lampada al capezzale
una costellazione, quella che vuoi,
vanno tutte bene, abbassala un pochino.

Lasciami sola: ascolto i germogli che si rompono,
ti dondola  un piede celeste dall’alto
e un passero che traccia i suoi spartiti

perché dimentichi... Grazie. Ah, una richiesta :
se lui chiama, di nuovo, per telefono
digli che non insista. Che sono già andata.




Ariel Ramirez



Ariel Ramírez (Santa Fe, 4 settembre 1921 - Monte Grande, 18 febbraio 2010). Compositore e pianista. 


Ha iniziato a studiare pianoforte nella sua città natale e, già da allora ebbe la consapevolezza che il suo futuro sarebbe stato destinato ad esprimere musicalmente le vicende degli uomini e delle donne del suo paese. Durante il periodo della sua formazione musicale conobbe Atahualpa Yupanqui che lo stimolò a conoscere il nordeste argentino. Seguì  il suo consiglio.
Nel 1946 incise il primo dei 21 dischi che incise per la casa discografica RCA Victor. Continuò i suoi studi di musica al Conservatorio Nacional dove approfondì la conoscenza dei segreti delle strutture ritmiche e spirituali del linguaggio melodico della musica popolare argentina.
Nel  1950 venne per la prima volta, in Europa. Lavorò a Roma, principalmente presso l‘Istituto Italo-Argentino per gli Scambi Culturali ed Artistici, e si fece conoscere come interprete della musica argentina e sud americana nelle sale da concerto delle Università di Barcellona, Santander, Roma, Cambridge, Utrecht e Amsterdam. Nel 1951, si trasferì a Madrid e venne assunto dall’Instituto di Cultura Hispánica per realizzare studi sulla musica tradizionale orale spagnola.

Nel 1954, tornò in Sud America stabilendosi a Lima (Perú) dove studiò le cadenze e i ritmi della musica folklorica locale. Nel 1955 rientrò in Argentina dove diede vita alla Compañía de Folklore Ariel Ramírez. Con la Compañía negli anni successivi visitò le principali città dell’Unione Sovietica, della Polonia e della Cecoslovacchia. Durante quegli anni continuò il suo lavoro compositivo lavorando e studiando.

A partire dal 1961 iniziò la sua collaborazione con la casa discografica Philips per la quale incise una serie completa di album di danze ispirate alle distinte regioni dell’Argentina.  
Nel Natale del 1964 venne rappresentata per la prima volta la Misa Criolla, un avvenimento che diede inizio ad uno dei periodi più brillanti del lavoro creativo di Ramírez che proseguì poi con la realizzazione di opere come Navidad Nuestra, Los Caudillos, Mujeres Argentinas e Cantata Sudamericana.
La sua carriera internazionale continuò ininterrottamente. Ramírez portò  la sua arte negli altri paesi americani come il Brasile, l’Ecuador, la Colombia, il Venezuela, il Messico e l’ Uruguay ed europei  in Spagna, Germania, Olanda, Belgio e Svizzera e in Italia.

Ariel Ramírez venne eletto più volte presidente della SADAIC (Società Argentina degli autori e compositori) e nel 1988 ricevette l’onore di essere il primo latinoamericano eletto per presiedere la Confederazione Internazionale delle Società degli Autori e Compositori (CISAC). 





Felix Luna




Felix Luna  (Buenos Aires, 30 settembre 1925 - Buenos Aires, 5 novembre 2009) avvocato, storico, scrittore, artista e uomo politico argentino.


Fondatore e direttore della più importante rivista di storia dell’America latina “Tutto è storia”. Oltre alla sua attività di giornalista e di storico ha scritto  numerosissimi saggi e romanzi, con il musicista e compositore Ariel Ramírez ha realizzato diverse opere musicali.
Ha ricoperto varie cariche pubbliche e di rilevanza scientifica. Tra il 1963 e il 1976, ha insegnato come professore di "Storia delle Istituzioni" presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università UBA. Ha insegnato "Storia contemporanea" presso la Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università di Belgrano (1967-1986) e "Storia Argentina" presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Salvador (1977). E 'stato Segretario della Cultura del Comune della Città di Buenos Aires tra il 1986 e il 1989.


Mercedes Sosa


Haydée Mercedes Sosa (San Miguel da Tucuman, 9 luglio 1935 –  Buenos Aires 4 ottobre 2009) cantante argentina, conosciuta anche con il soprannome di La Negra. 

E' stata un simbolo della sua terra e della lotta per la pace e i diritti civili contro la dittatura. Nata poverissima, inizia fin da piccola a cantare e praticare le danze popolari. Nel 1960 partecipa al Movimiento del Nuevo Cancionero, una corrente che intende rinnovare la canzone popolare argentina. Agli inizi degli anni 60 col marito cantante Manuel Oscar Matus pubblica il primo disco Canciones con fondamento e partecipa a diversi concerti. A partire dal 1966 inizia la pubblicazione di una lunga serie di LP che hanno un continuo successo sia in patria che all’estero e si esibisce in una lunga tournée che tocca molti Paesi sia in America che in Europa. In quella occasione conosce il musicista Ariel Ramírez col quale inizia una lunga e proficua collaborazione. Agli inizi degli anni 70 pubblica una serie di album discografici tra cui due in particolare suscitano gli attacchi dei militari: Homenaje a Violeta Parra che contiene la ineguagliabile Gracias a la vida, un omaggio alla famosa cantante cilena e Hasta la victoria, un album con canzoni di chiaro contenuto sociale e politico e Cantata Sudamericana, con musica di Ariel Ramírez e versi di Félix Luna. Dopo Traigo un pueblo en mi voz, del 1973 e A que florezca mi pueblo, del 1975, nel 1976 esce Mercedes Sosa con i contributi dei poeti Víctor JaraPablo NerudaAlicia Maguiña e Ignacio Villa. Nel 1977 rende omaggio a uno dei maggiori cantanti popolari argentini con Mercedes Sosa interpreta a Atahualpa Yupanqui.
Durante gli anni della dittatura militare, viene all’inizio sottoposta a censura, quindi imprigionata, assieme a tutto il pubblico che vi partecipava, durante un recital a la Plata e infine costretta all’esilio prima a Parigi e dopo a Madrid. In quel periodo molte delle sue canzoni sono dedicate all’Argentina e alla speranza che torni la democrazia ad esempio Todo cambia e Solo le pido a Dios. Poche settimane prima dalla caduta della giunta militare torna in Argentina e tiene concerti con musicisti rock come Leòn Gieco e Charly Garcia i concerti iniziano sempre col brano Todavia cantamos “Todavía cantamos, todavia pedimos, todavía soñamos, todavía esperamos. A pesar de los golpes que asestó en nuestras vidas el ingenio del odio, desterrando al olvido  a nuestros seres queridos”. Da allora, Mercedes Sosa diventa il simbolo della resistenza e della speranza non solo per gli argentini ma per l’intero continente sudamericano. Muore a 74 anni per una disfunzione renale. La sua camera ardente viene allestita nel Parlamento argentino e in quell’occasione il governo ha adottato il decreto 1402/2009 nel quale sottolinea che la carriera di Mercedes Sosa fu sempre di grande impegno sociale; il decreto ne esalta lo spirito di solidarietà, l'onestà intellettuale, l'impegno artistico e sociale, la ferrea difesa dei diritti umani e delle giuste cause che negli anni '70 le causò la persecuzione della dittatura, la prigione e l'esilio fino al suo ritorno nel 1982. Lo stesso decreto dichiara lutto nazionale in tutto il territorio della Repubblica Argentina per il periodo di tre giorni a partire dal 4 ottobre. Migliaia di persone hanno reso omaggio a Mercedes Sosa nella camera ardente e fra queste la presidente della repubblica Cristina Fernández de Kirchner, il marito, l'ex presidente Néstor Kirchner, ministri e parlamentari, personalità della politica, della  cultura, dello sport e molti altri.


Alfonsina y el mar - Elena Hidalgo Berti - Acquerello su carta



***


*   La zamba è un genere musicale tipico dell'Argentina, dell'Uruguay, e della regione orientale della Bolivia. Tuttavia, secondo i musicologi che l'hanno studiata, essa ha un'origine peruviana. Infatti pare che derivi dalla zamacueca, uno stile musicale sorto agli inizi del XIX secolo a Lima, la capitale del Perù. Dal Perù poi questo ritmo, attraverso l'Alto Perù e il Cile, è arrivato in Argentina, trasformandosi in zamba. Il nome di questo genere musicale deriva dal termine che i colonialisti utilizzavano per indicare i meticci discendenti dalle persone indigene del posto e da quelle di colore. La zamba è una musica romantica con cui spesso si esprime il lato più dolce, romantico e sensibile del rapporto d'amore tra uomo e donna. Questo tipo di musica è molto diffuso nelle classi popolari e nei settori più tradizionalisti delle società argentine, uruguayane e boliviane. Il ballo della zamba è un ballo di coppia basato su una successione di 3 figure: la vuelta entera, il giro completo in cui uomo e donna si scambiano il loro posto e poi tornano al loro posto originario, la media vuelta, in cui la coppia forma una sorta di semicirconferenza, abbracciandosi ed allineandosi, e l'arresto, in cui l'uomo fa dei movimenti con cui raffigura l'abbraccio nei confronti della donna con in mano un fazzoletto tipico. In Argentina v'è poi un tipo particolare di zamba, la zamba carpera, chiamata cosi in quando si fa dentro le carpas, locali di campagna per le coppie di ballerini durante il carnevale. (dal blog “Musicadiversa”)